2015/09/18

Le liquidazioni che piacciono a tutti In Sicilia i "pozzi neri" dello spreco

Le storie degli enti che non sono mai stati liquidati. Ai tempi di Maradona e di "Ritorno al futuro" iniziò lo scioglimento di uno di questi enti inutili. E non si è ancora concluso. Da allora, le aziende da chiudere sono ancora tutte lì. E continuano a costare milioni di euro ai siciliani.


23 Marzo 2015 - Accursio Sabella

PALERMO - Maradona in quei giorni sbarcava in Italia. Sarebbe diventato il re di Napoli e il pibe de oro. Ma il campionato lo vincerà a sorpresa l'Hellas Verona. Era un anno di sogni e speranze, il 1985 scandito dalle note We are the world e dall'arrivo sui grandi schermi di “Ritorno al futuro”. In quell'anno, trent'anni fa, iniziò la liquidazione dell'ente regionale Siace. Non si è ancora conclusa.

Perché la Sicilia è terra di “pozzi neri”, che in silenzio sembrano inghiottire persino il tempo. E insieme a quello, quantità enormi di soldi e futuro. La liquidazione della società Siace spa, nata per la fabbricazione di carta e cartone, somiglia proprio alla costante erosione delle termiti nel legno. Secondo dopo secondo, anno dopo anno, le casse pubbliche “sganciano” indennità per accompagnare verso la fine un ente già finito. Ma che rimane pervicacemente “vivo”. Nel caso dell'ente dalla liquidazione più lunga del pianeta, per fortuna, l'indennità corrisposta al liquidatore, stando al sito ufficiale della Regione siciliana dal quale sono ricavabili molti dei dati che proporremo, è poco più che simbolica: ottomila euro per Gaetano Chiaro. Il dirigente che nel frattempo ha sostituito, all'assessorato alla Salute, l'attuale ragioniere generale Salvatore Sammartano. Che di liquidazioni sembra intendersi, visto che ha contribuito a inserire, nell'ultima Finanziaria approvata dalla giunta due giorni fa e tra pochi giorni all'Ars, una norma che prevede l'istituzione di un ufficio che si occuperà delle liquidazioni degli enti pubblici legati alla Regione.

La Siace, però, è una società partecipata. Come lo sono Biosphera e Multiservizi, spa, queste ultime sono state sciolte per creare la nuova mega-società Servizi ausiliari sicilia. Ma anche in questo caso lo “scioglimento” si traduce in un continuo consumo di risorse: quelle necessarie per garantire ad Anna Rosa Corsello due compensi lordi rispettivamente da 25 mila e 40 mila euro. Che si aggiungono, ovviamente, alla indennità “omnicomprensiva” di dirigente generale, già superiore ai 160 mila euro lordi annui. Somme, quelle per la liquidazione, che dovrebbero, norme alla mano, essere per metà restituite all'Economia. Ma sull'effettiva restituzione di queste indennità, erogate a diversi dirigenti della Regione, le notizie sono contraddittorie e poco chiare.

Il Ciem invece aveva il compito di occuparsi della gestione di eventi e fiere. La società, nata nel 1999 è in liquidazione dall'agosto del 2009. Al liquidatore Baldassare Quartararo vanno diecimila euro. Ma fino a pochi mesi fa, lo stipendio del direttore generale Antonino Giuffrè sfiorava i 195 mila euro lordi. Succede poi che la Regione decida di mettere su una società con un leggero ritardo. È il caso dell'Info Rac Map spa nata nel 2007 per l'esecuzione della convenzione di Barcellona sulla protezione del Mediterraneo dai rischi dell'inquinamento. Un accordo datato... 1976. Dopo trent'anni d'attesa, però, la società ha sofferto di “liquidazione precoce”, giunta ad appena due anni dalla nascita. Anche il liquidatore di questa società è Baldassare Quartararo: ecco altri 25 mila euro lordi annui.

In una terra senza lavoro come la Sicilia non poteva mancare la società col compito di “promuovere l'occupazione”. Così nasce Lavoro Sicilia. Un ossimoro già nella denominazione di una azienda nata nel 2001 e in liquidazione recentemente, che assicura al liquidatore dimissionario Giovanni Ravi altri 25 mila euro lordi. E anche le Terme di Sciacca e Acireale (per le prime il governo, tra le polemiche, sembra pronto a interrompere qualsiasi attività) hanno assicurato compensi ai liquidatori: 32 mila euro lordi a Carlo Turricciano nominato già da Raffaele Lombardo e la metà per Luigi Bosco.

Ma insieme alle partecipate, per le quali il governo ha da tempo creato un ufficio ad hoc per le liquidazioni dai risultati finora quantomeno modesti (se si esclude la rotazione dei dirigenti apicali), ecco anche alcuni “enti pubblici vigilati”. Sono questi l'oggetto della nuova norma prevista in finanziaria che dovrebbe creare un ufficio dedicato a questi soggetti in liquidazione. A dire il vero, un ente avrà una sua specifica norma nelle legge di stabilità. L'Arsea è un ente che dovrebbe occuparsi dei contributi agli agricoltori. Un ente inutile, visto che dal 2006 è servito solo per stanziare indennità ai direttori generali, pagare affitti in edifici vuoti. Per l'ultimo amministratore, Claudio Raciti, in passato assai vicino a Lombardo, un compenso lordo di quasi cento mila euro annui. L'Ufficio per le liquidazioni, invece, sembra intenzionato finalmente a chiudere l'Ente di sviluppo agricolo. Al momento, però, a guidarlo c'è un commissario. Francesco Calanna al quale il governatore rinnova di mese in mese il contratto. Un amministratore fidato, evidentemente. E del resto era stato in passato anche un militante del Megafono, il movimento fondato da Rosario Crocetta. In quell'ente, poi, ecco un direttore generale dal cognome noto: Maurizio Cimino è cugino del deputato Michele, passato dai fasti berlusconiani alla rivoluzione crocettiana. Per il manager, che ha dichiarato a Livesicilia di guadagnare non più di 6.500 euro netti, ecco uno stipendio base da 110 mila euro annui, ai quali si aggiungerebbero anche ulteriori indennità.

Basta spostare una lettera dell'acronimo, e dai campi coltivati dell'Esa si arriva all'enorme buco nell'acqua dell'Eas. L'ente acquedotti siciliano è in liquidazione dal 2004. Al liquidatore Dario Bonanno è assicurato un compenso annuo lordo da 40 mila euro, mentre gli amministratori costano altri 37 mila euro annui. Di alcune settimane fa, la denuncia del liquidatore: l'assessore Calleri, con un decreto, ha sostanzialmente regalato 100 milioni a Siciliacque. La società privata che deve all'ente pubblico un canone. Sull'Eas, insomma, piove sul bagnato.

Ma gli enti pubblici sono davvero una “miniera d'oro” per amministratori vari. Per restare in tema, l'ente minerario Ems e l'ente per la promozione industriale Espi, insieme all'Azasi (l'azienda asfalti siciliani) hanno rappresentato, nella metà del secolo scorso, il tentativo della Regione di farsi “imprenditrice”. Tentativo miseramente fallito: gran parte degli stanziamenti pubblici venivano infatti utilizzati per colmare i debiti contratti dagli enti. Così, nel 1997 la Regione si arrende e avvia il processo di dismissione. La liquidazione viene avviata nel 1999. E viene nominato un commissario: Rosalba Alessi. Dopo sedici anni, le società sono ancora lì. Insieme al liquidatore. E al suo compenso lordo da oltre trentamila euro l'anno. Solo la liquidazione di questi tre enti è costata finora almeno mezzo milione di euro.

Al di là dei compensi agli eterni liquidatori, ovviamente, queste società-zavorra, drenano parecchi milioni di euro anche e soprattutto per altri motivi. Quelle aziende sono state per lungo tempo (e lo sono ancora in molti casi) il paradiso dei consulenti. Solo per fare un esempio, tra il 2009 e il 2012, stando ai dati raccolti dalla Corte dei conti, società già in liquidazione come Lavoro Sicilia spa hanno pagato oltre 3,3 milioni di euro in incarichi a esperti. Ma ancora più allarmanti sono le perdite denunciate da queste aziende. Sempre nel periodo 2009-2012, ad esempio, alcune società hanno fatto registrare “rosso fisso” in ogni esercizio finanziario. È il caso, ad esempio, ancora di Lavoro Sicilia, del Ciem, di Multiservizi e delle Terme di Sciacca e Acireale. Capaci in molti di casi di perdere più di un milione di euro in un solo anno. Sempre in quel periodo, i costi “di produzione” delle società partecipate in liquidazione hanno sforato il dato complessivo dei due milioni di euro. Circa mezzo milione l'anno solo per tenere in vita, come detto, società che avevano, come unico obiettivo, quello di “sciogliersi”. E che continuano a sfornare consulenti, al ritmo di quasi due milioni di euro l'anno. Perché le liquidazioni, in fondo, fanno comodo a tutti. E con grande comodità in effetti procedono questi scioglimenti. La Siace, infatti, dopo trent'anni, è ancora lì. Diego Maradona, invece, quest'anno festeggerà i suoi primi 55 anni.

Fonte: livesicilia.it

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