Gli esiti dello studio di Sviluppo
Italia Sicilia e le prime conclusioni sulla impossibilità a privatizzare
le Terme di Acireale, considerate le attuali condizioni strutturali,
hanno destato qualche preoccupazione negli ambienti locali. A parte le
perplessità manifestate fin dall’inizio dal Forum permanente, che per
primo ha pubblicato ampi stralci dello studio dell’advisor analizzandone
attentamente i contenuti, si sono registrate negli ultimi giorni
ulteriori prese di posizione della politica. Tra queste, vanno
sottolineate per concordanza di conclusioni le dichiarazioni di
Salvatore La Rosa, dirigente locale del PD e portavoce del comitato
civico Terme, e di Nino Garozzo, sindaco di Acireale. Il primo,
intervistato da Lucia Basso per RAI3, il secondo in una nota pubblicata
dal quotidiano La Sicilia, hanno parlato dell’esistenza di un disegno
politico tendente a distruggere il termalismo ad Acireale e a favorire
possibili speculazioni immobiliari sulle strutture
che la Regione dovrebbe affidare ai privati. Avendo l’uno e l’altro
grande esperienza politica alle spalle, tali conclusioni sembrano un po’
ovvie e scontate, apparentemente ingenue. La vicenda delle Terme è
impantanata almeno dal 1999; si sono succedute nel frattempo
amministrazioni regionali di diverso colore politico; è ruotata tutta la
dirigenza negli uffici assessoriali; sono cambiate anche le coordinate
di riferimento della “business community” locale e di quella regionale
più vicina agli ambienti palermitani: pensare dunque che esistano i
soliti noti o la stessa “mano invisibile” da tredici anni, forse più,
che coordina abilmente tutte le operazioni finalizzate allo sfascio
delle Terme sembra una leggenda metropolitana. Piuttosto - e il modesto
studio di Sviluppo Italia Sicilia sembra confermare tale convincimento -
pesano sull’intera vicenda l’inerzia organizzativa e l’approssimazione
di molti uffici regionali, la scarsa conoscenza della problematica del
termalismo, e un dedalo di carte della burocrazia che nel complesso
rendono difficile dipanare il nodo della matassa, soprattutto dal punto
di vista giuridico. Le distrazioni della politica, di tutta quanta la
politica, fanno il resto. Ci si attendeva di più dallo studio
dell’advisor che per due terzi ripropone conclusioni già note ed
avallate da esperti del termalismo a livello nazionale ed internazionale
e disponibili dall’estate del 2011 sul sito del Forum. Affermare che le
Terme di Acireale e di Sciacca non sono per il momento privatizzabili
era una conclusione alla quale già da tempo, senza avere l’expertise
specifico dell’advisor, erano arrivati in molti. Piuttosto se la
Regione, attraverso i due procedimenti di liquidazione, non definirà
bene prima la “exit way”, cioè le modalità di uscita dal termalismo,
anche mettendo mano al portafoglio ed immettendo qualche risorsa
finanziaria, è naturale che nessun privato, da solo o in team con altri,
sarà mai interessato alle Terme. Dunque, aver affidato lo studio a
Sviluppo Italia, è sembrato più un adempimento dovuto per rispettare il
cammino prospettato dalla legge 11 del 2010, che un momento funzionale
alla privatizzazione. Gli esiti erano preannunciati. Adesso, si dovrà
ricominciare daccapo.
Saro Faraci
03/09/2012
Fonte: ecodelleaci.it
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