Da cinque anni la Regione deve pubblicarlo. Perché non lo fa? Negligenza, imperizia, omissioni di atti d’ufficio, interessi privati in atti d’ufficio, danno erariale?
28/09/2015
Editoriale di Filippo Cardinale
Sono tanti gli interrogativi che da cinque anni rimangono senza risposta La questione delle terme, ritornata alla ribalta dopo le vacanze estive, è diventata una sorta di campo di battaglia dove, purtroppo, si spara sul mucchio senza più distinzione. E’ il segnale di uno sbandamento che fa sviare il tema centrale conducendolo su un terreno che diventa sempre più un pantano dove ognuno prende il fango e lo getta a caso.
Nei prossimi giorni si svolgeranno degli incontri a Palermo che, ne siamo certi, produrranno solo fumo. Sono incontri nei quali ognuno reciterà la sua parte. La parte più sconcertante, ma anche ridicola, sarà quella che reciterà la Regione nell’espressione della sua dirigenza, pagata a peso d’oro, e del Governo regionale, vera delusione di un elettorato che pensava, votando l’ex sindaco di Gela, Rosario Crocetta, di “rivoltare” una Sicilia offesa e umiliata da una classe politica inadeguata, scarsa, impreparata ad amministrare una Regione dal potenziale enorme. Ma non è solo colpa del Governo Crocetta.
Per amor del vero bisogna compiere passi indietro, passando da Lombardo, da Cuffaro, fino ad arrivare al 1999, anno in cui l’Ars approvò la legge sulla privatizzazione. Da allora, si è perso tempo prezioso e l’inoperosità di una classe dirigente e politica ha provocato un danno economico-erariale-sociale di grosse dimensioni.
Siamo d’accordo con il sindaco Di Paola quando dice che è “sbagliato sparare nel mucchio”, come lo siamo con la Cgil quando afferma che “la battaglia non ammette solisti e che bisogna unificare tutti gli sforzi, a partire dai cittadini, per raggiungere risultati positivi”. Ma a tutti sfugge un particolare, poiché l’attenzione si è concentrata sulla chiusura delle attività termali. E’ giusto, per carità, ma non va deviato il dito che deve essere, invece, puntato su un fatto di straordinaria importanza e che ha tracciato il solco per arrivare alla chiusura delle terme deliberata dall’unico socio: la Regione.
E’ dal 2010, cioè cinque anni fa, che la Regione, o qualche dirigente della Regione, deve stilare e pubblicare il bando di evidenza pubblica per l’affidamento a terzi delle strutture termali. Il 2010 segna la partenza di un percorso che, di fatto, esalta l’incapacità della superpagata classe dirigente della Regione e l’inadeguatezza di una classe politica e dei Governi che si sono succeduti. In questi cinque anni i presidenti sono stati Lombardo e attualmente Crocetta.
Il 2010 è stato pubblicato un bando che era la concretezza di una farsa. Capito il grave errore, la Regione si mette al lavoro per pubblicarne un altro. Ebbene, sono passati cinque anni e la superpagata dirigenza regionale non riesce a portare a termine il compito. E’ qui, allora, che bisogna fare luce. E i fari devono essere accesi dalla magistratura ordinaria e contabile. Quella ordinaria deve accenderli per dare risposte agli interrogativi che abbiamo posto: il tempo di cinque anni ci sembra uno scandalo enorme.
Uno scandalo che ha prodotto la conclusione amara della chiusura delle terme, del degrado del suo patrimonio, dell’immagine alla città, del danno all’economia del territorio. Allora nasce spontanea la domanda: negligenza, imperizia, omissioni di atti d’ufficio, interessi privati in atti d’ufficio, danno erariale? Noi siamo contrari a sparare nel mucchio; lo siamo perché non crediamo alla storia del “tutti responsabili”. L’esperienza insegna che quando “tutti sono responsabili”, alla fine nessuno lo è.
La Cgil ha depositato negli Uffici della procura di Sciacca un esposto. E’ già una buona partenza per approfondire e dare risposte agli interrogativi che abbiamo scritto.
Fonte: corrieredisciacca.it
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