LA SICILIA del 21-07-12: Lo sceicco non decide, ora si riaprono i giochi di Tony Zermo
LA SICILIA del 22-07-12: Acireale è delusa del tira e molla sulla Perla Jonica
L’editoriale del 23-07-12 de L’Eco delle Aci di Saro Faraci
TERME E PERLA JONICA: IL COMPITO DELLA POLITICA
Settimana di passione per la città di Acireale e il suo futuro sviluppo economico turistico.
Prima il “niet” di Sviluppo Italia Sicilia alla privatizzazione delle Terme di Acireale, poi il parziale disimpegno dello sceicco arabo dall’acquisto della Perla Jonica. Non sono decisioni irrevocabili, nel senso che nell’uno e nell’altro caso rimangono ulteriori margini per tornare sui propri passi, ma di sicuro bisognerà lavorare sodo nelle prossime settimane per rimuovere alcuni importanti ostacoli sulla via sia della privatizzazione che dell’acquisizione.
Tali decisioni, tuttavia, non dipendono dalla comunità di Acireale. Dunque, ancora una volta, il futuro sviluppo turistico della città è etero-diretto, cioè è legato a ciò che decidono e fanno gli altri. Questo vale sia per le Terme che per la Perla Jonica, ovvero due risorse, distanti pochi chilometri l’una dall’altra, che in qualunque altra parte del mondo avrebbero fatto la fortuna di un territorio, della sua gente e delle imprese che vi insistono, ed invece ad Acireale sono due questioni spinose, due brutte faccende che allargano sempre di più il solco fra politica e società civile.
Alla politica non possono addebitarsi più colpe di quante non ne abbia effettivamente. Su Perla Jonica e Terme si decide altrove, non ad Acireale. Ma alla politica, quella locale, una ben precisa responsabilità la si può e la si deve attribuire. Quella di non aver saputo in tempo utile delineare e discutere con la comunità locale il modello di sviluppo economico più consono al futuro della città e delle giovani generazioni. Né si può dire, in tutta onestà, che tale modello si possa ricavare dalle scarne e approssimative indicazioni contenute negli strumenti di programmazione negoziata (Pit 30, Patto delle Aci), dalla mission della Fondazione per il Carnevale o dall’alleanza che ha dato il via al distretto turistico Mare dell’Etna, di cui Acireale è capofila.
In assenza di una chiara programmazione che provenga dalla città, dai suoi amministratori, dai suoi rappresentanti politici, dalla sua comunità locale, Acireale è e rimarrà un “muretto basso” facilmente superabile. In queste condizioni, chiunque, dall’esterno, a Bruxelles come a Roma, a Palermo come a Catania, potrà permettersi di fare e disfare senza tener conto di ciò che realmente vuole e desidera l’intera città.
Fonte: Termediacireale.wordpress.com
Prima il “niet” di Sviluppo Italia Sicilia alla privatizzazione delle Terme di Acireale, poi il parziale disimpegno dello sceicco arabo dall’acquisto della Perla Jonica. Non sono decisioni irrevocabili, nel senso che nell’uno e nell’altro caso rimangono ulteriori margini per tornare sui propri passi, ma di sicuro bisognerà lavorare sodo nelle prossime settimane per rimuovere alcuni importanti ostacoli sulla via sia della privatizzazione che dell’acquisizione.
Tali decisioni, tuttavia, non dipendono dalla comunità di Acireale. Dunque, ancora una volta, il futuro sviluppo turistico della città è etero-diretto, cioè è legato a ciò che decidono e fanno gli altri. Questo vale sia per le Terme che per la Perla Jonica, ovvero due risorse, distanti pochi chilometri l’una dall’altra, che in qualunque altra parte del mondo avrebbero fatto la fortuna di un territorio, della sua gente e delle imprese che vi insistono, ed invece ad Acireale sono due questioni spinose, due brutte faccende che allargano sempre di più il solco fra politica e società civile.
Alla politica non possono addebitarsi più colpe di quante non ne abbia effettivamente. Su Perla Jonica e Terme si decide altrove, non ad Acireale. Ma alla politica, quella locale, una ben precisa responsabilità la si può e la si deve attribuire. Quella di non aver saputo in tempo utile delineare e discutere con la comunità locale il modello di sviluppo economico più consono al futuro della città e delle giovani generazioni. Né si può dire, in tutta onestà, che tale modello si possa ricavare dalle scarne e approssimative indicazioni contenute negli strumenti di programmazione negoziata (Pit 30, Patto delle Aci), dalla mission della Fondazione per il Carnevale o dall’alleanza che ha dato il via al distretto turistico Mare dell’Etna, di cui Acireale è capofila.
In assenza di una chiara programmazione che provenga dalla città, dai suoi amministratori, dai suoi rappresentanti politici, dalla sua comunità locale, Acireale è e rimarrà un “muretto basso” facilmente superabile. In queste condizioni, chiunque, dall’esterno, a Bruxelles come a Roma, a Palermo come a Catania, potrà permettersi di fare e disfare senza tener conto di ciò che realmente vuole e desidera l’intera città.
Fonte: Termediacireale.wordpress.com
Nessun commento:
Posta un commento