Le Terme, allo stato attuale, valgono 50 milioni di euro. Il patrimonio è intatto, al contrario delle Terme di Acireale che ha subito aggressioni da parte di creditori.
Parlare delle Terme spesso serve a
espandere i polmoni quasi come respiro di orgoglio. Poi, si conclude col
pessimismo più acuto. Questo, è vero, fa parte del modo di pensare del
saccense, ma spesso il giudizio avviene senza cognizione di causa. La
frase più ricorrente è si mangiaru li termi. Prima di essere
equivocato, mi preme sottolineare che la Regione è la prima responsabile
del mancato rilancio delle strutture termali saccensi. E’ dal 1999 che è
stata approvata la legge sulla privatizzazione, e a distanza di ben 13
anni quel lungo ed estenuante iter non si è ancora concluso. Nel
frattempo, a tutti sono note le vicissitudine che hanno caratterizzato
il decorrere di questi anni. Anni preziosi gettati al vento per colpa di
una burocrazia deleteria, una classe politica regionale dedita alla
pratica delle clientele, a collocare amici e parenti nei posti di
sottogoverno regionale.
L’Assemblea regionale ha dovuto
legiferare più volte per sistemare la questione del personale. Ha
trasformato le aziende termali in società per azioni dimenticando di
dotare le società termali di liquidità. Ma ha anche concesso che le
strutture termali vivessero prive di significativi interventi
manutentivi. Non voglio entrare nello specifico dei risultati
gestionali a iniziare dal dicembre 2005 quando nacque la Terme di
Sciacca Spa con tanto di Consiglio di Amministrazione targato con
partiti che sostenevano l’allora governo Cuffaro. Una considerazione,
però, fa fatta. L’unico proprietario delle Terme è la Regione che non ha
saputo gestire un patrimonio di grande valore. Non solo non ha saputo
gestire, ma non ha dimostrato quell’interesse che le terme meritano.
Qualche giorno fa è emerso che Sviluppo
Italia-Sicilia, l’agenzia che ha il compito di predisporre il bando di
selezione pubblica del privato cui affidare in gestione le strutture
termali, nel completare l’incarico affidato dalla Regione, ha
chiaramente eretto uno steccato tra le Terme di Sciacca e quelle di
Acireale. Non uno steccato sulle caratteristiche delle terme, ma sulla
possibilità di attrazione da parte dei privati che vogliono investire
per rilanciarle. Ebbene, quelle di Acireale “non sono privatizzabili”,
ha sintetizzato la relazione, mentre quelle di Sciacca si. E’ su questo
semplice ma vitale spaccato che bisogna riflettere. Pur nella scarsa
attenzione che le Terme di Sciacca hanno avuto dalla Regione e dalla
classe politica regionale, non v’è dubbio che il patrimonio delle terme
di Sciacca è intatto, non è stato aggredito da creditori. Su di esso non
gravano ipoteche. Roba da poco? No, assolutamente. Anzi è da questa
constatazione che bisogna partire, bisogna riflettere.
Quando avvenne il passaggio dell’Azienda
delle Terme alla Terme di Sciacca Spa, si evidenziò un passivo di circa
5 milioni di euro. Una cifra notevole, molto inferiore rispetto al
passivo delle Terme di Acireale che era intorno ai 15 milioni di euro e
con parte del patrimonio eroso dai fallimenti e dai creditori. Nel
passivo di 5 milioni vi era il Tfr, il contenzioso con i dipendenti, il
contenzioso di 1 milione di euro con la cooperativa che aveva preso in
gestione l’Albergo San Calogero (quello mai aperto nonostante i 50 anni
di vita), qualche contenzioso con un paio di professionisti saccensi
relativo a parcelle professionali. In buona sostanza, nonostante la
cifra, la passività rientrava nella possibilità di controllo e di
soluzione. Il patrimonio termale, le sue caratteristiche termali,
paesaggistiche e curative, fanno delle terme di Sciacca davvero una
risorsa che il mondo ci invidia. Le terme devono essere considerate
davvero risorsa primaria di questo territorio e tutelate con tutta la
forza. Non bisogna confondere potenziale delle terme con lo stato
attuale in cui versano. Dicevo che oggi una stima del patrimonio
termale saccense dà un valore di 50 milioni di euro. Valore che potrebbe
crescere notevolmente se le condizioni delle strutture fossero diverse
da quelle attuali.
Non tutti sanno come è composto il
patrimonio termale. In breve aiutiamo la memoria. 1) Grand Hotel delle
Terme (proprietà Regione Sicilia) 2) Stabilimento Nuove Terme (proprietà
Regione Sicilia) 3) Parco delle Terme (proprietà Regione Sicilia) 4)
Impianto delle piscine sulfuree all’interno del parco (proprietà della
Terme di Sciacca Spa) 5) Palazzina ex Motel Agip (proprietà della Terme
di Sciacca Spa) 6) L’ex convento di San Francesco (proprietà Regione
Sicilia) 7) Piscine Molinelli (proprietà Terme di Sciacca Spa) 8) Grand
Hotel San Calogero (proprietà Regione Sicilia) 9) Piccolo albergo San
Calogero (proprietà Terme di Sciacca Spa) 10) Chiesa di San Calogero
(proprietà Terme di Sciacca Spa, ma in uso perpetuo all’Ordine religioso
San Francesco) 11) Stufe vaporose di San Calogero (proprietà Terme di
Sciacca Spa) 12) Antiche Terme (proprietà Regione Sicilia)
A tutti non sfuggirà che la collocazione
delle strutture termali si caratterizza per la bellezza del paesaggio
che da esse si domina. Basta fare riferimento alle terme di via Agatocle
o a san Calogero. Dunque, Sciacca ospita sul suo territorio una
risorsa di eccezionale valore e di eccezionale potenziale se
adeguatamente sviluppata. Far decollare le Terme (e questo può avvenire
solo sotto la guida di operatori di chiara esperienza nazionale o
internazionale) significa dare ricchezza al territorio, in termini di
sviluppo sociale-economico-occupazionale.
Il sindaco Fabrizio Di Paola ha assunto
una linea chiara in merito alla questione della privatizzazione,
cosciente che oggi tale processo si potrà concludere se scevro da lacci e
laccioli burocratici, pubblici e politici. Il sindaco deve essere
determinato, e siamo convinti che lo è, nel pressare la Regione a fare
chiarezza sul processo di privatizzazione, ma anche a far assumere al
Comune di Sciacca quel ruolo che gli spetta. Non un ruolo invasivo o di
ingerenza (ricordiamoci che la privatizzazione andrà a buon fine se la
politica non ingerisce in condizionamenti vari), ma un ruolo che
consenta alla città di Sciacca la condivisione di scelte che
determineranno lo sviluppo della collettività.
Di Paola sa bene che siamo di fronte ad
un passaggio vitale nel processo di privatizzazione. Possiede quella
dose di autorevolezza che la vicenda merita. La utilizzi consapevole che
la Città si attende un risultato positivo.
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