Qualche giorno fa abbiamo ricevuto una bonaria “bacchettata” dal
prof. Rosario Faraci, promotore e gestore del Forum permanente delle
Terme di Acireale, per il silenzio che da qualche mese è calato sulle
Terme, in particolare su quelle di Sciacca.
Non nascondiamo che tale richiamo ci ha un po’ imbarazzati, non tanto
per il nostro silenzio, ma per quello delle Istituzioni che ormai da
troppo tempo glissano sull’argomento. La nostra colpa? Non averle
spronate maggiormente per la definizione di quello che dovrebbe essere
(il condizionale è d’obbligo) il percorso di individuazione del partner
privato.

Ha ragione il prof. Faraci, non abbiamo problemi ad ammetterlo! Il nostro ultimo intervento risale allo scorso 8 luglio (vedi
link),
e la nostra colpa è stata di esserci fidati delle parole dell’Assessore
regionale al Turismo, Michela Stancheris, che in visita a Sciacca due
mesi fa, garantì tempi celeri per la stesura di un nuovo bando per la
manifestazione d’interesse da parte di privati. L’Assessore ci rassicurò
pure sulla particolare chiarezza e trasparenza di tale bando e sulla
sua certa diffusione internazionale per dare alla Sicilia l’immagine di
credibilità che merita. E noi abbiamo avuto fiducia in una persona delle
Istituzioni che è giovane, fresca di nomina e motivata. Oggi prendiamo
atto di essere stati raggirati per l’ennesima volta relativamente a una
risorsa importantissima per la nostra città e alla fiducia subentra
indignazione e rabbia per una situazione che non si riesce assolutamente
a sbloccare.
Allo stato in cui versano le Terme di Sciacca si contrappone lo stato
delle Terme Acqua Pia di Montevago, che non solo funzionano ma riescono
a fatturare 4 volte tanto le nostre, ovvero 6 milioni di euro. Com’è
possibile? Perché non si riesce (o non si vuole) trovare una soluzione
per un vero rilancio delle Terme di Sciacca? Di chi sono le
responsabilità per la situazione in cui si trovano oggi?
Ci siamo messi alla ricerca delle concause dello sfascio del
termalismo regionale che coinvolge le Terme di Sciacca e di Acireale e,
sempre tramite l’infaticabile Prof. Faraci, abbiamo scoperto, ad
esempio, che le nostre terme non fanno parte di A.N.CO.T.,
l’Associazione Nazionale dei Comuni Termali (
http://www.comunitermali-ancot.it/).
A.N.CO.T. persegue le seguenti finalità:
- svolge azione di informazione, documentazione, promozione,
divulgazione e ogni altra attività atta a favorire lo sviluppo e la
valorizzazione del termalismo, nonché la crescita dell’economia
turistico termale con particolare riferimento a quella dei membri
dell’Associazione;
- si configura come entità di riferimento sul piano della ricerca, del
confronto, dell’orientamento, delle proposte e del coordinamento in
relazione all’elaborazione delle politiche termali a qualsiasi livello
stabilendo, allo scopo, gli opportuni contatti e assumendo le
conseguenti iniziative; proprio in questo contesto A.N.CO.T. è stata
promotrice e sostenitrice della legge sul riordino del settore termale
(L. 323/2000);
- sostiene e orienta l’attività di ricerca scientifica comunque
collegabile al termalismo ai fini della valorizzazione de/le risorse
termali di ogni tipo, dell’incremento turistico termale e del pieno
riconoscimento della tempia termale negli ambiti medico scientifici;
- promuove e sostiene iniziative e attività connesse alla valorizzazione ambientale e alla difesa ecologica del territorio;
- assume ogni iniziativa ritenuta utile ed opportuna per il
perseguimento dei fini associativi, collaborando con Enti e Organismi
del settore, anche al fine di favorire la libera circolazione del
turismo termale nell’ambito dell’Unione Europea;
- svolge azione di coordinamento fra i Comuni associati nei rapporti
con gli Organi Istituzionali, Governo e Parlamento in primis, e con ANCI
e FEDERTERME.
E’ evidente che, in attesa delle decisioni in merito al bando e alla
proprietà, promuovere le attività termali è assolutamente necessario per
il rilancio di immagine delle nostre Terme, ma anche per reperire
risorse finanziarie per la manutenzione o le migliorie necessarie per la
valorizzazione dell’esistente. Perché non si fa? Perché si sceglie la
strada del continuo degrado e dell’abbandono di risorse che, in quanto
tali, possono solo contribuire positivamente allo sviluppo e al
benessere delle nostre città e della nostra terra?
18/11/2013