2013/01/31

I VESPRI: TERME DI ACIREALE, TUTTI I NUMERI DI UNA FRATTURA ORMAI INSANABILE.

 L’articolo di Saro Faraci sul n.2 del settimanale I Vespri
La liquidazione della società di gestione sta lentamente trasformandosi in una liquefazione dell’attività degli stabilimenti termali di Acireale. Lo si evince dall’ultimo bilancio al 31.12.2011, approvato dalla Regione a luglio 2012, presentato dai due liquidatori Margherita Ferro (dimessasi a settembre e sostituita con Antonino Triolo) e Michele Battaglia. Rispetto all’anno precedente, il valore delle immobilizzazioni è sceso da 34.256.159 a 33.420.680 €; il totale attivo circolante da 18.131.657 a 10.105.192 €. Per effetto della perdita d’esercizio, si è contratto il patrimonio netto, da 28.598.004 a 25.827.829 euro. In compenso, si è attenuato l’ammontare dei debiti passato da 23.964.753 a 14.451.051 €; una consistente parte debitoria è rappresentata dal mutuo con Banco di Sicilia-Unicredit per oltre 8 milioni. Fra le voci più importanti dei crediti, oltre un milione di euro sono fatture da emettere verso i conduttori morosi dei due alberghi ormai chiusi. Fin qui le voci principali dello stato patrimoniale. E’ dal conto economico che si evince la irrilevanza dell’operatività delle Terme. In un anno, dal 2010 al 2011, il fatturato da prestazioni è precipitato da 602.538 a 81.540 euro poiché l’attività è ormai ridotta al lumicino. Anche per effetto di politiche di ammortamento, i costi di produzione sono lievitati da 3.116.836 a 4.686.439. Tra i costi, quelli di governance (liquidatori e sindaci) incidono per 100.00 euro, le consulenze tecniche, legali ed amministrative per 90 mila. La “forbice” negativa fra costi e ricavi si è ulteriormente allargata: la differenza tra valore e costi di produzione è di poco superiore ai quattro milioni di euro; la perdita di esercizio, tuttavia, è più contenuta, per effetto di proventi straordinari. L’organico si è ridotto a nove unità di personale: tre fanghini bagnini, un custode, un caldaista, un compometrista, un addetto all’assistenza bagnanti, un inserviente, un addetto all’accoglienza dei curandi. Nell’aprile del 2011, la Regione Siciliana ha versato la quota di capitale sottoscritta il 19 giugno 2007, rimpinguandola di 5.125.000 euro


La vicenda delle Terme segna una inevitabile frattura fra politica e società civile, l’una e l’altra deboli e poco coese. E’ il profondo male di Acireale, acuitosi negli anni un po’ per l’assenza della società civile dalle grandi questioni cittadine, e molto per via di una politica autoreferenziale, incapace di programmare e di volare alto, assente dalle principali interlocuzioni extraurbane che, invece, altri territori hanno sperimentato con successo. Aspettando tempi migliori, è il momento di avviare una seria riflessione sul futuro delle Terme. Iniziare a pensare alle Terme 2.0, per usare una moderna espressione, poiché il modello precedente, del termalismo pubblico, sociale e sanitario, monolitico, dipendente dalle sole decisioni assunte da Palermo, ormai non può più funzionare. E’ la città che deve indicare verso dove andare, assumendosi la responsabilità delle scelte che vorrà fare. Sembra una iattura.  Ogni volta che si è arrivati vicini ad una soluzione, è venuto fuori un problema, puntualmente previsto prima. Nel 2010, si è scelto di liquidare la società di gestione avviata nel 2006 e la procedura si è arenata, anche per la qualità degli attori coinvolti. Si è scelto di liquidare la vecchia azienda autonoma e favorirne l’inglobamento nella società di gestione, ma sul piano della formalità giuridica la procedura non è stata ineccepibile. Nel 2012, si è arrivati ad un passo dalla pubblicazione del bando ed è spuntato il problema, a tutti noto, della spada di Damocle che pende sull’ex albergo Excelsior Palace, le cui sorti sono segnate dalla pesante esposizione debitoria verso l’ex Banco di Sicilia. Forse, e usiamo la formula dubitativa proprio per riaprire il dibattito, va rivista l’idea – cui si è affezionato negli anni il Sindaco Garozzo – di mantenere l’unità del complesso immobiliare. Nel 2001, lo studio di Saturnia Service aveva previsto il cosiddetto “spezzatino” delle Terme di Acireale, una articolazione in distinte aree di business, ognuna rispondente a vocazioni diverse, e dunque affidabile a soggetti diversi scelti fra il pubblico e i privati.  Quando si insediò Garozzo come commissario, quel progetto, senza uno studio alternativo, venne accantonato e il dibattito fu incanalato nella disputa fra fautori ed oppositori della privatizzazione. L’unità a tutti i costi ha un suo costo sociale.



Nessun commento:

Posta un commento