L’articolo pubblicato sul settimanale telematico L’Eco delle Aci
TERME DI ACIREALE, BANDO DI PRIVATIZZAZIONE AL PALO E LIQUIDAZIONE SOFFERTA
Non ci sono elementi di novità sul fronte dei processi di privatizzazione e liquidazione delle Terme di Acireale.
Passano i mesi e, nella generale indifferenza della politica che conta e nella inerzia segnata dal lento corso delle pratiche burocratiche, la situazione rimane sostanzialmente ferma. Si spera in un rinnovato interesse del governo Crocetta ad occuparsi seriamente della questione, anche per tramite del suo Gabinetto tecnico ove siede un acese; ma il presidente della Regione è in questo momento indaffarato nella soluzione di ben altri più complessi problemi regionali e nella gestione in prima persona di una campagna elettorale dove vuole incassare il credito di consensi finora riconosciutogli.
Le Terme di Acireale, dunque, possono per il momento aspettare.
Il bando per l’affidamento ai privati della gestione degli stabilimenti termali è fermo al palo, mentre per Sciacca è stato esitato ed è in corso nella cittadina dell’agrigentino l’attività di comunicazione e di relazioni per acquisire le migliori proposte dai privati.
Come si sa, il nodo per Acireale è rappresentato dalle pendenze giudiziarie in capo agli immobili ipotecati dall’ex Banco di Sicilia che, se la Regione non pagherà le rate di mutuo, potrebbero essere acquisiti dal creditore bancario.
Poiché la gestione delle Terme andrebbe affidata in blocco ai privati, in queste condizioni non è possibile avviare la privatizzazione, quando una parte del patrimonio (l’Albergo Excelsior Palace e il centro polifunzionale) potrebbero non essere più disponibili. Per tali motivi, a conclusione dell’attività di due diligence, Sviluppo Italia Sicilia aveva già sottolineato la difficoltà a procedere alla redazione di un bando per Acireale e, nonostante le vaghe promesse di un immediato sblocco dell’impasse da parte dell’ex assessore Gaetano Armao sulle quali si era cullato il sindaco di Acireale Nino Garozzo, i nuovi titolari del dicastero regionale all’economia (l’assessore Luca Bianchi e il ragioniere generale Mariano Pisciotta) si sono fondamentalmente allineati. Il bando, dunque, per ora è fermo e dunque la privatizzazione tecnicamente è al palo.
Bisognerà tra l’altro valutare se, continuando a persistere la difficoltà della Regione ad immettere nuove risorse finanziarie, non sia il caso di procedere ad una disarticolazione del complesso delle Terme in distinte aree di business (come proponeva lo studio di Saturnia Service nel 2001) e per ciascuna di esse prevedere un distinto bando di gara. Ipotesi che ovviamente il sindaco Garozzo non prende minimamente in considerazione, considerato che – sia da commissario delle Terme che da sindaco della città – si è sempre dichiarato contrario allo smembramento, senza tuttavia spiegarne tecnicamente le ragioni. Se da commissario dell’ex azienda delle Terme tali preoccupazioni si potevano forse comprendere, da sindaco della città non si spiegano affatto, anche perché se, da un lato, il primo cittadino è preoccupato di speculazioni immobiliari sul patrimonio delle Terme, dall’altro sarebbe nelle condizioni di intervenire con gli strumenti della pianificazione urbanistica adottati dal consiglio comunale, per vincolare le destinazioni d’uso delle aree dove insistono stabilimenti ed edifici delle Terme.
Un tema sul quale né Garozzo né il presidente del Consiglio Toruccio Di Maria sono finora riusciti a fornire spiegazioni convincenti, ritardando ogni possibile intervento del civico consesso, fermo ancora all’ordine del giorno del 1 febbraio del 2011 con il quale si impegnava all’unanimità a compiere una serie di atti che finora non sono mai stati espletati. E sono passati ben due anni!
Sul fronte dell’altro processo, cioè la liquidazione, non ci sono elementi di rilievo. Il liquidatore Giuseppe Triolo che, nominato dal governo Lombardo, ha sostituito a fine settembre Margherita Ferro è stato chiamato a riferire alla Regione Siciliana, anche alla luce dei negativi risultati dell’ultimo bilancio approvato proprio dalla Ferro e dal suo collega Michele Battaglia.
Risultati che confermano lo stato di disfacimento della società di gestione, ormai incapace di generare ricavi da prestazioni, e sommersa dai debiti, nonostante una consistenza immobiliare che, almeno virtualmente, assicura l’equilibrio fra attività e passività. Non c’è dubbio che lo stato della liquidazione inciderà anche sugli esiti del processo di privatizzazione perché la società di gestione degli stabilimenti termali è come se fosse in coma e un investitore privato che dovesse subentrare alla Regione insisterebbe per ottenere significativi sconti sugli oneri per l’affidamento della gestione.
Nel frattempo, all’Assemblea Regionale Siciliana l’on.Concetta Raia ha riproposto il disegno di legge sul riordino del settore termale in Sicilia che, sul finire della legislatura precedente, aveva presentato insieme al suo compagno di partito, l’on.Giovanni Barbagallo. Sarebbe opportuno, parallelamente alla soluzione delle questioni di Sciacca (in via di definizione) e di Acireale (ancora in alto mare), che si desse corso all’esame di questa proposta di legge per definire, in modo chiaro e inequivocabile, “se, come, quanto, quando e dove” la Regione Siciliana vorrà impegnarsi per il termalismo.
E soprattutto “perché”.
Passano i mesi e, nella generale indifferenza della politica che conta e nella inerzia segnata dal lento corso delle pratiche burocratiche, la situazione rimane sostanzialmente ferma. Si spera in un rinnovato interesse del governo Crocetta ad occuparsi seriamente della questione, anche per tramite del suo Gabinetto tecnico ove siede un acese; ma il presidente della Regione è in questo momento indaffarato nella soluzione di ben altri più complessi problemi regionali e nella gestione in prima persona di una campagna elettorale dove vuole incassare il credito di consensi finora riconosciutogli.
Le Terme di Acireale, dunque, possono per il momento aspettare.
Il bando per l’affidamento ai privati della gestione degli stabilimenti termali è fermo al palo, mentre per Sciacca è stato esitato ed è in corso nella cittadina dell’agrigentino l’attività di comunicazione e di relazioni per acquisire le migliori proposte dai privati.
Come si sa, il nodo per Acireale è rappresentato dalle pendenze giudiziarie in capo agli immobili ipotecati dall’ex Banco di Sicilia che, se la Regione non pagherà le rate di mutuo, potrebbero essere acquisiti dal creditore bancario.
Poiché la gestione delle Terme andrebbe affidata in blocco ai privati, in queste condizioni non è possibile avviare la privatizzazione, quando una parte del patrimonio (l’Albergo Excelsior Palace e il centro polifunzionale) potrebbero non essere più disponibili. Per tali motivi, a conclusione dell’attività di due diligence, Sviluppo Italia Sicilia aveva già sottolineato la difficoltà a procedere alla redazione di un bando per Acireale e, nonostante le vaghe promesse di un immediato sblocco dell’impasse da parte dell’ex assessore Gaetano Armao sulle quali si era cullato il sindaco di Acireale Nino Garozzo, i nuovi titolari del dicastero regionale all’economia (l’assessore Luca Bianchi e il ragioniere generale Mariano Pisciotta) si sono fondamentalmente allineati. Il bando, dunque, per ora è fermo e dunque la privatizzazione tecnicamente è al palo.
Bisognerà tra l’altro valutare se, continuando a persistere la difficoltà della Regione ad immettere nuove risorse finanziarie, non sia il caso di procedere ad una disarticolazione del complesso delle Terme in distinte aree di business (come proponeva lo studio di Saturnia Service nel 2001) e per ciascuna di esse prevedere un distinto bando di gara. Ipotesi che ovviamente il sindaco Garozzo non prende minimamente in considerazione, considerato che – sia da commissario delle Terme che da sindaco della città – si è sempre dichiarato contrario allo smembramento, senza tuttavia spiegarne tecnicamente le ragioni. Se da commissario dell’ex azienda delle Terme tali preoccupazioni si potevano forse comprendere, da sindaco della città non si spiegano affatto, anche perché se, da un lato, il primo cittadino è preoccupato di speculazioni immobiliari sul patrimonio delle Terme, dall’altro sarebbe nelle condizioni di intervenire con gli strumenti della pianificazione urbanistica adottati dal consiglio comunale, per vincolare le destinazioni d’uso delle aree dove insistono stabilimenti ed edifici delle Terme.
Un tema sul quale né Garozzo né il presidente del Consiglio Toruccio Di Maria sono finora riusciti a fornire spiegazioni convincenti, ritardando ogni possibile intervento del civico consesso, fermo ancora all’ordine del giorno del 1 febbraio del 2011 con il quale si impegnava all’unanimità a compiere una serie di atti che finora non sono mai stati espletati. E sono passati ben due anni!
Sul fronte dell’altro processo, cioè la liquidazione, non ci sono elementi di rilievo. Il liquidatore Giuseppe Triolo che, nominato dal governo Lombardo, ha sostituito a fine settembre Margherita Ferro è stato chiamato a riferire alla Regione Siciliana, anche alla luce dei negativi risultati dell’ultimo bilancio approvato proprio dalla Ferro e dal suo collega Michele Battaglia.
Risultati che confermano lo stato di disfacimento della società di gestione, ormai incapace di generare ricavi da prestazioni, e sommersa dai debiti, nonostante una consistenza immobiliare che, almeno virtualmente, assicura l’equilibrio fra attività e passività. Non c’è dubbio che lo stato della liquidazione inciderà anche sugli esiti del processo di privatizzazione perché la società di gestione degli stabilimenti termali è come se fosse in coma e un investitore privato che dovesse subentrare alla Regione insisterebbe per ottenere significativi sconti sugli oneri per l’affidamento della gestione.
Nel frattempo, all’Assemblea Regionale Siciliana l’on.Concetta Raia ha riproposto il disegno di legge sul riordino del settore termale in Sicilia che, sul finire della legislatura precedente, aveva presentato insieme al suo compagno di partito, l’on.Giovanni Barbagallo. Sarebbe opportuno, parallelamente alla soluzione delle questioni di Sciacca (in via di definizione) e di Acireale (ancora in alto mare), che si desse corso all’esame di questa proposta di legge per definire, in modo chiaro e inequivocabile, “se, come, quanto, quando e dove” la Regione Siciliana vorrà impegnarsi per il termalismo.
E soprattutto “perché”.
Saro Faraci
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